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È tutto green o green washing?

Nel disegno: La guida: “Siete nel mezzo della giungla. Dimenticate la civilizzazione e non pensate se non a sopravvivere in un ambiente ostile”. Il turista giovane: “…E a che ora è l’aperitivo?”.

Il dibattito è sempre più aperto ed è difficile dare risposte esaurienti a chi ci chiede se davvero esiste una coscienza ambientalista profonda, specie nei giovani, o se si tratta solo di adeguarsi nella forma ma non nella sostanza. Ovvero, ci chiede 👤 Margherita Dell’Omodarme da Bari, dobbiamo davvero sacrificare i nostri stili di vita per adottarne nuovi solo in teoria più “verdi”?

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Siamo un gruppetto di impiegati e impiegate nel mondo portuale e ci chiediamo se davvero servirà a migliorare la qualità della vita dei nostri figli la serie di sacrifici che ci vengono richiesti in nome dell’ambiente.

Alcuni dei nostri ragazzi non ne sono convinti.

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Cara signora, i suoi dubbi sono i dubbi di tutto il mondo, giovani e non giovani. Come sempre, ci sono avanguardie che spingono perché il futuro sia più consapevole degli impatti negativi che l’uomo crea sull’ambiente: ma a volte si arriva al quasi terrorismo pseudo-ambientale, con rappresentare quadri catastrofici del mondo di domani. Noi non siamo scienziati né studiosi dell’ambiente, no. Non ci sentiamo dunque in grado di darle una risposta. Possiamo solo testimoniare che la storia è piena di profeti di sventura e ogni epoca ha avuto i suoi predicatori delle imminenti catastrofi: basta ricordare la famosa profezia del “Mille non più mille” che prevedeva la fine del mondo nell’anno Mille. Che l’ambiente risenta di un’umanità in crescita sempre più veloce – stiamo raddoppiando in pochi anni – è fuori da ogni dubbio. Che servano regole per salvaguardare la natura è altrettanto fuori dubbio. Ma prima dei diktat occorre una cultura diffusa e compresa, specie tra i giovani. Altrimenti ha ragione il vignettista Pacho.

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Pubblicato il
4 Febbraio 2023
Ultima modifica
7 Febbraio 2023 - ora: 12:58

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