Panama, l’altro problema

Nella foto: Una delle chiuse.
PANAMA – Non c’è solo la crisi del canale di Suez a condizionare la grande logistica marittima. Rebeca Grynspan, segretario generale dell’UNCTAD ha riferito sulla sua recente visita al Canale di Panama, sul crescente impatto dei cambiamenti climatici sulla strategica via d’acqua tra gli oceani Pacifico ed Atlantico.
“Ciò aggrava le sfide geopolitiche esistenti – ha detto la Grynspoan – che stanno mettendo a dura prova il commercio globale e le catene di approvvigionamento, in particolare per la guerra in Ucraina e gli attacchi alle navi commerciali nel Mar Rosso”.
Il Canale di Panama è una rotta commerciale globale fondamentale – viene riconosciuto a livello mondiale – e si trova a fronteggiare bassi livelli d’acqua, a causa delle precipitazioni inferiori alla norma dovute al fenomeno climatico “El Niño”. La gestione del canale sta facendo il possibile per apportare nuova acqua, con il sistema della chiuse adattato all’emergenza ma una precedente analisi dell’ONU per il Commercio e lo Sviluppo stimava che i transiti totali attraverso il canale fossero crollati del 49% a gennaio e del 42% entro aprile 2024, rispetto al picco di dicembre 2021. Il dislivello tra i due oceani, come noto, è di circa 28 metri: che viene affrontato con tre importanti chiuse, oggi ancora in pesanti difficoltà.
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In un post su Linkedin, Rebeca Grynspan ha inoltre testualmente affermato: “I am at the heart of global value chains at the Panama Canal. Maritime transport starts here, driven by efficiency, technology and digitalization. I’m exploring how these dynamics support development, especially for small island developing states needing innovative logistics to thrive in global markets”. Considerazioni in parte ovvie, che peraltro non risolvono il problema. Problema che per i port del Mediterraneo occidentale, specialmente per quelli tirrenici italiani, è di fondamentale importanza perché incide sui traffici – tutt’altro che marginali – dalla sponda occidentale degli Usa verso l’Italia.
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