DUBLINO – Siamo al canto del cigno dei voli low-cost? Secondo Michael O’Leary, creatore e ad di Ryanair (che oggi è la compagnia low cost più diffusa in Europa) la stagione si è appena conclusa con un calo degli introiti pari o superiore a quello del periodo dell’epidemia di Covid, con una perdita di almeno 5 milioni di passeggeri rispetto alle previsioni di 205 milioni. Sul piano economico, la perdita corrisponde a circa 500 milioni di euro.
O’Leary sostiene che non si tratta di una rinuncia dei passeggeri al low-cost ma alla mancanza di vetture della sua stessa compagnia, che non ha ricevuto dalla Boeing il quantitativo previsto di aerei 737 da tempo ordinati. Ma anche l’abbassamento forzato delle tariffe praticato anche quest’estate(-15% circa) ha avuto il suo peso. Sono in corso pratiche- ha detto ancora O’Leary – per ripristinare “costi retributivi”, con un aumento progressivo del 10%. Il manager della Ryanair ha comunque sottolineato, in una intervista Tv, che i forti costi dei carburanti e dei servizi pesano sempre di più e incidono ovviamente in maniera più pesante sui low-cost.
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I problemi dei low-cost stanno investendo anche la compagnia americana Southwest, che è la prima al mondo del settore a costi economici. Anzi, secondo il fondo d’investimento Elliot, la compagnia potrebbe (e dovrebbe) rivedere nel proprie tariffe, uscendo di fatto dal low-cost. I critici lamentano anche che la compagnia sia rimasta tra le poche e non far pagare nel bagaglio in stiva, un business che per altre compagnie raggiunge i 33 miliardi di dollari all’anno. Fino a ieri Southwest aveva sempre chiuso i bilanci con un forte attivo, cosa che si preannuncia difficile per questo 2024.