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Un ministero del mare con promessa elettorale?

Il presidente di Confitarma richiama i partiti a razionalizzare le competenze dello Stato – Il brutto esempio delle tariffe sul ritiro dei rifiuti dalle navi

Paolo d'Amico

ROMA – Da anni il cluster marittimo presenta invano le stesse istanze: quelle di un ritorno a un ministero della marina mercantile, o almeno della logistica del mare, che si ricordi di quanto conta per l’economia nazionale il settore. E adesso che siamo in campagna elettorale – praticamente alla fine – ecco che qualcuno tra i politici se lo ricorda: nella fattispecie la relazione del Pd richiamata dall’onorevole Enrico Letta che ha promesso un ministero dei Trasporti autonomo da quello delle Infrastrutture, per di più con all’interno “una specifica attenzione al mare”. Tutto al contrario – sia detto sottovoce – alla generalizzata promessa di diminuire ancora il numero dei ministri, e quindi dei ministeri.
Non è proprio l’ideale, la promessa di Letta e del Pd, ma è comunque una mezza risposta positiva alla rinnovata richiesta del presidente di Confitarma Paolo d’Amico di riunire in un unico interlocutore dello Stato le complesse, numerose e disperse competenze in materia.
[hidepost]Necessità di un interlocutore unico, come ha detto Paolo d’Amico, anche per l’altro problema, quello del controllo delle tariffe portuali. In questo caso siamo a difendere – ha detto il presidente degli armatori – una realtà che alla fine è migliore di quello che dovrebbe essere il rimedio allo studio, cioè il decentramento dei controlli alle Regioni. Il presidente d’Amico giustamente ha richiamato l’esempio del decentramento tariffario per il ritiro dei rifiuti dalle navi “che ha dato luogo a una proliferazione di discipline diverse di porto in porto, creando un deleterio clima di inaffidabilità tra gli operatori e dando luogo a rincari ingiustificati e discriminatori”.

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Pubblicato il
16 Febbraio 2013

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