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Italia e Francia aprono alla Cina (e Macron vende anche gli Airbus)

Nella foto: Il padiglione italiano in Cina nel 1998.

ROMA – Dunque, veniamo al dunque. L’Italia ha firmato – prima in Europa – accordi commerciali importanti con la Cina. Subito dopo la Francia, che aveva preso a pesci in faccia l’Italia perché si era permessa di accordarsi con la “rivale sistemica dell’Europa”, ha ricevuto in pompa magna Xi Jinping, s’è accordato per vendergli quasi 200 Airbus per 16 miliardi di euro – e saranno costruiti in parte in Cina, così potranno copiarli meglio – ha coinvolto Rolls-Royce che gli venderà i motori, ed ha fatto affari d’oro con le centrali elettriche e l’agroalimentare. Business are business, altro che rivali. E l’Italietta? Ha preceduto di poco il vertice Cina-Ue che si terrà il 9 aprile a Pechino ed ha fatto incazzare i francesi, portando però a casa anch’essa qualche risultato. L’America s’è arrabbiata anch’essa e Trump promette ritorsioni. La vedremo. Fu già scritto: Di Francia o di Spagna, purché se magna. Intanto si muove anche la Germania: e ti pareva!

Torniamo seri: il presidente di Confetra Nereo Marcucci ha scritto di recente che la Cina è un partner importante. Va tenuto d’occhio, perché le alleanze tra il lupo e l’agnello sono sempre pericolose (La Fontaine): ma se ben gestite, non sono colonizzazione strisciante ma scambi commerciali. Leggetevi, se credete, la esauriente intervista che Marco Casale ha fatto a Marcucci sul notiziario web dell’Autorità di sistema del Tirreno settentrionale. C’è tutto, e in termini chiari.

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Anche Rossi, il governatore della Toscana, ha parlato di opportunità più che di pericoli. Sottolineando in una sua nota che se anche la Cina punta ai porti “ascellari” italiani (Trieste e Genova) non è detto che non ci possano essere ricadute anche sui porti toscani. Qualcuno ricorda che China Railway, un colosso per gli investimenti all’estero, ha fatto più d’una visita a Livorno ai tempi di Gallanti. Vorrà dire qualcosa?

Chiudiamo con la foto in prima pagina. Vuol ricordare (ce lo sottolinea il maritime consultant Angelo Roma) che l’Italia e la Cina sono da decenni in rapporti commerciali, con decine e decine di imprese tricolori che fanno affari laggiù. Da poco sono partite verso la Cina anche le arance rosse della Sicilia: un contentino o un segnale? Di questi tempi, poter sperare in grandi opportunità non va trascurato. Adelante, dunque: con juicio.

A.F.

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Pubblicato il
27 Marzo 2019
Ultima modifica
2 Aprile 2019 - ora: 09:41

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