LIVORNO – C’è un fantasma che si aggira negli ambienti portuali: di cui nessuno parla volentieri, ma che ogni tanto sbuca nel buio a spaventare gli addetti ai lavori, in particolare chi lavora nel settore.
Il fantasma è la privatizzazione della “Porto 2000”, che le leggi dello Stato impongono e che i due soci proprietari, la Port Authority e la Camera di Commercio (rispettivamente 73% e 27% delle quote) hanno ormai deciso di fare. E non sono solo chiacchiere o futuribilità: due giorni fa i rispettivi vertici si sono incontrati per definire la prima parte del processo, cioè lo scorporo della parte patrimoniale da quella gestionale. Con l’obiettivo poi di mettere a gara – gara europea, lo impone la legge – la parte gestionale: non tutta ma la maggioranza, che potrebbe essere dal 51% in su.
L’operazione è complessa: e la parte più complessa è certamente la privatizzazione della parte gestionale, che a sua volta ha due “corni”, come la dantesca fiamma antica nell’Inferno: la gestione dei traffici traghetti passeggeri e la gestione dei traffici crociere. Come articolare la gara? Fare due gare diverse, per gestione traghetti e gestione crociere? farne una sola, con una serie di garanzie? Ci si sta lavorando: ma è chiaro che, ai normali ritmi decisionali degli enti pubblici (andrebbe anche consultato preventivamente il ministero, e probabilmente sarà fatto se ancora non lo è) ci vorrà del tempo. E molti scommettono che si andrà al prossimo mandato del presidente della Port Authority, che come noto dovrebbe iniziare – con Roberto Piccini confermato o meno probabilmente con un suo successore – dalla fine dell’anno. Tra l’altro, una gara per la gestione dei traffici passeggeri comporta anche di offrire un quadro definito degli accosti riservati: e se non ci sono problemi per i traghetti passeggeri (hanno tutti i loro accosti, che in qualche caso non sono gli ideali ma comunque coprono il fabbisogno tra il bacino Firenze, il Cappellini, la Sgarallino, il molo Capitaneria e per il momento il molo Elba) ce ne sono e parecchi per le crociere: dove c’è ad oggi solo precarietà, con le grandi navi che devono alternarsi con i mercantili all’Alto Fondale e al molo Italia (in darsena Toscana non ci vogliono andare, giustamente, se non in emergenza) e le medio-piccole hanno in parte anche la ex-75 che però al momento è sottovento alla banchina dei riparatori navali. Insomma, si offre in vendita un palazzo di cui non si dispongono che parzialmente gli accessi alle scale. Per avere il coraggio di assegnare alle crociere le quattro o cinque banchine indispensabili (e il comparto lo meriterebbe: la “Porto 2000” è tra le pochissime società maggiori del porto che oggi guadagna) bisognerebbe dare un colpo di spugna al grande bacino di carenaggio da anni inutilizzato e usare i suoi muri di sponda per quattro maxi-accosti che con la 75 creerebbero il porto-crociere più grande e concentrato d’Italia. Ma nessuno, al momento, questo coraggio sembra averlo. Per la gara della gestione poi il bando europeo prevederebbe la scelta di un advisor, a suo volta da incaricare attraverso un bando. Insomma, chi ritiene che si andrà avanti per un altro anno o quasi non è lontano dal giusto.
Più semplice lo scorporo della parte patrimoniale, che consiste nella stazione crociere, nei piazzali e (valore non secondario) del silos sulla Sgarallino. Da sottolineare che l’intero sedime delle aree adibite a crociere e traghetti non è demaniale – salvo il filo banchina fino a 25 metri – ma è di proprietà della “Porto 2000”. Quindi si tratta di una proprietà che rimanendo in capo alla “Porto 2000” frutterebbe patrimonialmente non poco, anche senza considerare che sul silos ci sono da un decennio progetti grandiosi, compreso quello di un grande albergo con parcheggio a silos integrato.
Tornando alla gara per la gestione, c’è anche un altro e non secondario problema: quello dei dipendenti della “Porto 2000”, che sono una quarantina più gli stagionali. Secondo quanto si dice in giro, dovranno seguire la parte gestionale, quindi andranno in mano a uno o più privati. E anche qui, c’è da aspettarsi che i sindacati non se ne stiano zitti zitti a farsi “vendere” gli iscritti al miglior offerente. Anche se, come qualcuno sussurra, il miglior offerente potesse essere la Compagnia Portuali livornese che non ha mai fatto mistero di essere interessata alla cosa.
Antonio Fulvi