La “Blue Economy” italiana settore tra i più dinamici nel PIL

Il cluster marittimo nella fotografia degli istituti di ricerca – La classifica dei porti sulla base del movimento totale delle merci secondo Nomisma

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GENOVA – Nell’analisi svolta di recente dal quotidiano La Repubblica sull’economia del mare e la Liguria, la “Blue Economy” italiana – secondo i dati forniti dalla Federazione del Mare presieduta da Paolo d’Amico – si conferma uno dei settori più dinamici dell’economia italiana, contribuendo al PIL nazionale per 32,6 miliardi di euro (2,03%) e dando occupazione al 2% della forza lavoro del paese (471 mila addetti tra diretti e indotto). La flotta di bandiera (Censis) è la terza al mondo tra i paesi riuniti nel G20 con 17 milioni di tonnellate di stazza e posizioni di assoluta preminenza nei settori più sofisticati: ro/ro, crociere, chimichiere). Fincantieri è leader mondiale nel segmento cruise, Benetti nel settore dei grandi yachts seguita nella classifica mondiale da Sanlorenzo e Ferretti.
E’ il sistema portuale italiano che semmai batte in testa, ovvero perde colpi. Nella classifica europea i porti italiani calano dal primo al quarto posto per import ed export via mare. Quello che manca in fatto di infrastrutture è il meno, rispetto alla mancanza (ancora!) di una programmazione efficace a livello nazionale con un altrettanto raccordo con la pianificazione dell’UE sulle grandi direttrici e sulla logistica integrata.
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