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La sicurezza del lavoro nei porti e sulle navi

Il contributo degli esperti nel settore dei cantieri, del pilotaggio e delle Capitanerie – Investire nella formazione

I relatori al convegno organizzato dal Propeller Club Livorno.

LIVORNO – Nel recente convegno organizzato dal Propeller Club labronico il tema, fortemente voluto dalla presidente Maria Gloria Giani Pollastrini, verteva sulla sicurezza in ambito portuale e sulla necessità di coordinamento delle azioni fra i suoi operatori e fruitori per ridurre al massimo il fattore rischio.
Fra i relatori invitati a chiudere il cerchio – aperto da una precedente conferenza del Club dedicata alla security – l’esperto Jacopo Del Carlo dell’omonimo studio che si occupa di sicurezza e prevenzione nel lavoro in grandi realtà del settore, Andrea Ferrucci, responsabile Cantieri Benetti, Massimiliano Lupi, capo pilota del Porto di Livorno, Fiorenzo Cino Milani, direttore Fedepiloti, Vittorio Marzuoli, responsabile sicurezza T.D.T., Enrico Mucci, direttore del servizio di rimorchio del Gruppo Neri e Vincenzo Di Marco, comandante della Capitaneria del Porto di Livorno e direttore marittimo della Toscana a trarre le conclusioni del convegno.
[hidepost]Nell’ambiente portuale marittimo la difficoltà di operare per la sicurezza è data dalla moltitudine di soggetti diversi che vi agiscono e dalla necessità di condivisione fra questi di norme e comportamenti tenendo conto delle diverse esigenze e della dinamicità della situazione, ma la sicurezza della “persona” non può che essere cercata, ed anzi – ha spiegato Del Carlo – la tutela deve essere estesa anche alla qualità di vita della persona stessa. Il coordinamento di tante, diverse culture e tradizioni presenti nell’ambito portuale può essere perseguibile solo con un approccio “liquido”, ossia un approccio mentale aperto e critico nei confronti delle diverse norme in materia, anche internazionali, che devono indicarci una strada per giungere ad una valutazione dei rischi davvero efficace. L’elemento umano va sempre posto al centro di tutto il processo della sicurezza dove educazione, formazione, ergonomia e comunicazione sono elementi integranti.
Investire in questo campo rappresenta comunque un costo e ciò può pregiudicarne lo sviluppo, ma le incentivazioni ci sono sia sotto forma di sensibili sconti sui premi Inail per le realtà aziendali che conseguono certificazioni (OHSAS18001) o dimostrano riduzioni di infortuni grazie ai miglioramenti organizzativi, sia sotto forma di bandi regionali, ai quali forse occorrerebbe agevolare l’accesso con uno snellimento burocratico.
Il contributo dei relatori responsabili della sicurezza di grandi realtà private che operano in porto ha fornito i vari spaccati ed ha evidenziato le diverse esigenze e relative procedure, tutte però legate da un unico filo conduttore fatto di promozione della cultura della sicurezza e ricerca della sinergia fra i lavoratori.
I Piloti del Porto – ha sottolineato il capo pilota Lupi – rappresentano essi stessi, insieme ai rimorchiatori ed agli ormeggiatori, proprio gli “strumenti” per raggiungere la sicurezza dell’uomo in tante situazioni, e la valutazione dei rischi che quotidianamente compiono è compenetrata nel loro lavoro. Sui servizi tecnico nautici, un tempo accusati di indebolire la competitività del sistema portuale nazionale per i loro costi si è soffermato poi Fiorenzo Milani, direttore Fedepiloti, che grazie ad una campagna di corretta informazione esterna nella quale la federazione dei piloti ha molto creduto, oggi vedono riconosciuto il loro valore con un servizio che incide solo per il 2% sui costi dell’armatore e che contribuisce, grazie al costante lavoro di squadra con la Capitaneria di Porto, a mantenere – secondo le statistiche del P&I di Londra – livelli di sicurezza tali da far guadagnare ai porti nazionali il primato per il minor numero di incidenti a livello mondiale, oltre che a consentire l’accesso di navi sempre più grandi in scali infrastrutturalmente arretrati come sono la maggior parte di quelli italiani.
La conclusione affidata al direttore marittimo della Toscana Di Marco ha confermato e sottolineato la centralità della tutela dell’uomo e la necessità di investire nella cultura della sicurezza, operazione tra l’altro in grado di assicurare anche ritorni in termini di produttività. Altro elemento chiave la co-governance fra Autorità portuale ed Autorità marittima: è con il colloquio e la coordinazione fra i due enti che si può raggiungere l’efficace tutela dei lavoratori e degli utenti del porto.
In apertura di convegno la presidente Giani aveva riferito a soci ed ospiti che nell’ultimo Consiglio Direttivo Nazionale Propeller tenutosi a Genova lo scorso 7 ottobre alla presenza dei presidenti dei 22 Club italiani, è stata fissata per il prossimo mese di novembre la data dell’incontro che si terrà al MIT tra Direzione Generale e consiglieri del ministro e gli stessi presidenti Propeller per discutere, fra i vari temi, il punto della situazione dopo la Riforma portuale e la Blue Economy. La riunione fra il Propeller Club ed il ministero delle Infrastrutture e Trasporti è una “prima” assoluta che dà misura e riconoscimento alle capacità dell’associazione nel promuovere attività a favore del grande cluster che rappresenta.
C.G.

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Pubblicato il
22 Ottobre 2016

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