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I robot tra miti e realtà

Un ingegnere livornese, M.F. ci scrive una interessante nota su robotica e sviluppi tecnologici:

Apprezzo il dibattito aperto sulle vostre pagine, anche con interventi che esulano direttamente dalla logistica. Nel mio caso però il riferimento è anche alla robotica di servizio sui porti, sia pure non soltanto ad essa. Ho letto che in alcuni porti del Far East ma anche del Nord Europa si stanno sperimentando rimorchiatori “unmanned”, cioè senza equipaggio. E anche che negli USA la polizia utilizza robot simili a cani che possono entrare in locali chiusi “fiutando” eventuali presenze umane e filmando quello che vedono, per evitare rischi agli agenti. Mi si dice che in Italia ci sono studi avanzati anche su altri modelli di robot: assolutamente non antropomorfi, addirittura a imitazione di piante o altro. Dobbiamo abbandonare l’idea dei robot alla Asimov, di metallo ma quasi non distinguibili dagli esseri umani?

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Mai come in questi tristi e difficili tempi di pandemia si era sentita la necessità di evitare agli esseri umani interventi a rischio fisico, sebbene già da tempo ci siano macchine semi-autonome che sostituiscono gli uomini nelle miniere, sott’acqua, in siti contaminati. Sui porti ci sono molti automatismi ma in genere “guidati” da remote. Gli esperimenti più interessanti sembrano essere quelli dell scuola superiore Sant’Anna di Pisa, che da anni ha creato anche un polpo meccanico, vero e proprio robot subacqueo capace di molti interessanti interventi. Adesso al Sant’Anna si sta lavorando addirittura su micro-robot simili a cellule umane (“Celloids”) che potranno essere inviate nel corpo per monitoraggi specifici sugli organi e forse anche per microchirurgia. La bella robot (nella foto) dell’artista giapponese Sorayama è dunque in confronto la preistoria.

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Pubblicato il
7 Aprile 2021

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