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Trivellare? Realtà e babau

LIVORNO – A Cimarlick, località balneare rinomata sul Mar Caspio vicino alla capitale dell’Azerbaigian Baku, adulti e ragazzini fanno il bagno senza timore 🏊‍♂️ a ridosso di un grande complesso di trivelle per l’estrazione di quel petrolio che poi, attraverso la condotta che sfocia nel mar Nero, arriva alle nostre raffinerie in quantità sempre maggiori per compensare il calo del greggio russo.

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Perché abbiamo “rubato” questa recente foto da una rivista del 🌍 National Geographic di novembre?

Perché la campagna che s’è scatenata in Italia contro le trivelle in Adriatico e in Sicilia si basa sui presunti pericoli per la salute.

Ma questi pericoli evidentemente non ci sono se si usano i normali accorgimenti protettivi che l’industria estrattiva da tempo mette in campo.

L’Azerbaigian non è un paese primitivo, e il controllo delle emissioni di CO/2 è attento come da noi. Inoltre trivellano ovunque anche nei paesi ufficialmente più evoluti: Usa, Norvegia, Caraibi, etc.

Ovviamente estrazione e specialmente trasporto e raffinazione hanno emissioni di anidride carbonica, ma quelle misurate a Cimarlick sono inferiori a quelle riscontrate nel centro di Milano.

I fatti sono i fatti.

In sostanza, se è doveroso seguire una politica mondiale di decarbonizzazione che tocchi tutte le attività umane, demonizzare ad ogni costo la ricerca di risorse naturali meno inquinanti come il gas, in attesa del salvifico idrogeno e poi del nucleare pulito, è darsi la zappa sui piedi a livello di comunità umana.

Trivellare per usufruire dei nostri giacimenti di gas dunque è non solo legittimo, ma contribuisce a un regime di vita più accettabile a costi meno esorbitanti.

I dati forniti da Assopetroli ce lo confermano.

Il resto sembra più che altro chiacchiere, basate sui famosi babau per spaventare i bimbi.

(A.F.)

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Pubblicato il
23 Novembre 2022

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