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Meno emissioni nei porti con le banchine “elettrificate”

Oggi le navi rilasciano con i generatori tonnellate di ossidi di azoto – In Italia Civitavecchia all’avanguardia

LONG BEACH – Oltre il 90% delle merci a livello mondiale è trasportato via mare. Di conseguenza, con la crescita dell’economia globale, anche il volume di merci trasportate è in aumento. Ciò equivale a un numero superiore di navi e viaggi, con il relativo aumento del consumo di carburante e delle emissioni, come scrive ABB in un suo rapporto.

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Nel complesso, la nave rappresenta un mezzo altamente efficiente per il trasporto di merci, in quanto produce una quantità di emissioni di CO2 per tonnellata/km inferiore rispetto al trasporto su strada e notevolmente inferiore rispetto al trasporto aereo. Ciò nonostante, si stima che l’intero settore contribuisca all’incirca al 4% delle emissioni di CO2 su scala globale (rispetto al 2% del trasporto aereo). Il trasporto marittimo contribuisce inoltre a una quota compresa tra il 10 e il 15% di tutte le emissioni di ossidi di azoto (NOx) e tra il 4 e il 6% degli ossidi di zolfo (SOx), presenti rispettivamente nello smog e nelle piogge acide.
Uno studio realizzato presso il porto di Long Beach, in California, ha evidenziato che le navi ormeggiate rilasciavano in media 13 tonnellate di ossidi di azoto al giorno. Secondo le stime dell’agenzia statunitense per la protezione ambientale tale quantità equivale alle emissioni giornaliere di ossidi di azoto di circa 250.000 automobili.
Le emissioni delle navi hanno inoltre un notevole impatto sulla salute delle comunità che vivono nei pressi delle grandi aree portuali, principalmente connesso alla qualità dell’aria. Uno studio realizzato nel 2007 ha stimato i costi sociali totali legati alle emissioni delle navi in 255 miliardi di dollari all’anno.
Per quanto queste cifre possano apparire sconcertanti, oggi è disponibile una soluzione per mitigare le emissioni delle navi ormeggiate: il cosiddetto Alternative Maritime Power (AMP).
Il concetto alla base dell’AMP, conosciuto anche come shore-to-ship power (S2SP), sistema HVSC (High-Voltage Shore Connection) o con l’espressione marittima “cold ironing”, è molto semplice. Invece di utilizzare generatori diesel a bordo, le navi sono alimentate da terra. Per i traghetti e le altre imbarcazioni roll-on/roll-off si tratta in genere di uno o due megawatt (MW), mentre le navi cargo di grandi dimensioni possono avere bisogno anche di 6 MW o, nel caso delle navi da crociera, addirittura di 15 MW. Una quantità simile di energia elettrica è sufficiente per alimentare oltre 25.000 abitazioni di medie dimensioni in Europa.
Tenuto conto del notevole aumento del fabbisogno di energia elettrica delle navi ormeggiate, in genere occorre provvedere alla modernizzazione delle reti elettriche locali dei porti, inclusa la realizzazione ex-novo di una sottostazione in alta o media tensione.
Da segnalare che tra i porti italiani, uno dei primi a credere nella soluzione è stato quello di Civitavecchia, che ha già importanti banchine “elettrificate”.

Pubblicato il
10 Ottobre 2012

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