Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti

La “Blue Economy” italiana settore tra i più dinamici nel PIL

Il cluster marittimo nella fotografia degli istituti di ricerca – La classifica dei porti sulla base del movimento totale delle merci secondo Nomisma

— clicca per ingrandire —

GENOVA – Nell’analisi svolta di recente dal quotidiano La Repubblica sull’economia del mare e la Liguria, la “Blue Economy” italiana – secondo i dati forniti dalla Federazione del Mare presieduta da Paolo d’Amico – si conferma uno dei settori più dinamici dell’economia italiana, contribuendo al PIL nazionale per 32,6 miliardi di euro (2,03%) e dando occupazione al 2% della forza lavoro del paese (471 mila addetti tra diretti e indotto). La flotta di bandiera (Censis) è la terza al mondo tra i paesi riuniti nel G20 con 17 milioni di tonnellate di stazza e posizioni di assoluta preminenza nei settori più sofisticati: ro/ro, crociere, chimichiere). Fincantieri è leader mondiale nel segmento cruise, Benetti nel settore dei grandi yachts seguita nella classifica mondiale da Sanlorenzo e Ferretti.
E’ il sistema portuale italiano che semmai batte in testa, ovvero perde colpi. Nella classifica europea i porti italiani calano dal primo al quarto posto per import ed export via mare. Quello che manca in fatto di infrastrutture è il meno, rispetto alla mancanza (ancora!) di una programmazione efficace a livello nazionale con un altrettanto raccordo con la pianificazione dell’UE sulle grandi direttrici e sulla logistica integrata.
[hidepost]Secondo l’Ocse nel 2016 il PIL italiano dovrebbe crescere dell’1,4% e la “Blue economy” italiana passare – se mantenesse l’attuale 2,03% – da 32,5 miliardi a 33,3 miliardi. Ma il tutto se si riuscirà a razionalizzare il sistema porti, privilegiando gli investimenti nei principali scali a seconda delle loro vocazioni e specialmente a seconda di quello che è il totale dei loro traffici. E in tempi veloci, molto veloci: più veloci di quanto si stia programmando di fare.
Come riferimento sullo stato attuale della portualità si può prendere la tabella che pubblichiamo in prima pagina: vi si evidenziano i totali del movimento merci (Nomisma) con le variazioni nel 2014 rispetto al 2013. La lettura va fatta considerando tuttavia che i totali assoluti dei movimenti mettono insieme il tonnellaggio delle merci comprese le rinfuse liquide, che nel computo del lavoro “prodotto” in banchina hanno peso meno rilevante dei contenitori e delle merci varie. Da sottolineare che nelle variazioni, il calo più pesante si è avuto a Venezia (-10,6%) mentre Salerno, che pure è in basso nella classifica, ha avuto il maggior aumento percentuale (+11,3%), il doppio di quello di Genova (+5,0%) che pure in valore assoluto conta assai di più. Livorno e La Spezia, porti-container per eccellenza, hanno avuto aumenti percentuali pressoché uguali: +1,4% a Livorno, +1,3% a La Spezia. In attesa di conoscere i dati del 2015…

* * *

— clicca per ingrandire —

Per quanto riguarda il movimento di Livorno, l’Avvisatore marittimo dei Moniga – la grande torre azzurra che svolge l’importante servizio a supporto della Capitaneria – ha completato proprio in questi giorni il conteggio del movimento delle navi nel 2015. Riportiamo la tabella sintetica espressa dal servizio, riservandoci di farla commentare al più presto dal cluster portuale.

[/hidepost]

Pubblicato il
9 Gennaio 2016

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio