I fondi d’investimento nei terminal: la finanza padrona della logistica?

GENOVA – La notizia era da tempo attesa, e in sostanza mercoledì scorso c’è stata solo la formalizzazione ufficiale. Come avevamo pubblicato nell’edizione dell’11 febbraio, il Gruppo D’Investimenti Portuali GIP, titolare dell’80% delle azioni del Terminal Darsena Toscana di Livorno oltre che del 60% di Sech, del 35% di Vte, il 50% di Cala Bettolo e il 35% del veneziano Vecon, ha venduto ai fondi d’investimento Infracapital e InfraVia le sue partecipazioni. Escono da GIP il chairman Luigi Negri, le famiglie Cerruti e Magillo, mentre rimane con il 5% Giulio Schenone, designato a nuovo amministratore delegato. Operazione – dicono – da 300 milioni almeno.Per leggere l'articolo effettua il Login o procedi alla Register gratuita.

2 Commenti

  1. Caro Dott. Fulvi,

    Apprezzo molto lo spazio dedicato all’argomento, potrebbe essere lo spunto per dialogare con maggiore puntualità e frequenza sul questo argomento. Mi permetta però di notare che vi è ancora molta confusione sul ruolo degli Investitori Istituzionali nell’ambito delle Infrastrutture Marittime. Non a caso ho utilizzato il termine “Investitori Istituzionali” e non Fondi; la tipologia dei soggetti è infatti estremamente variegata e differente negli scopi e nelle funzioni. Ad ogni modo ho la sensazione che quando si parla di Fondi si pensi a soggetti pronti a spendere a tutti i costi, oppure pronti ad intervenire “senza limite” in ambiti necessariamente “giganteschi”. La cosa non sta propriamente in questi termini; piuttosto qualcuno dovrà domandarsi come mai “Investitori Istituzionali” sono attenti alla terminalistica Italiana, e di conseguenza cercare una risposta. Probabilmente stanno cercando di rendere efficiente le troppe, e spesso inutili, infrastrutture pubbliche presenti in ambito marittimo, e quindi di sostituirsi al soggetto pubblico in tale funzione. Pertanto, non è detto che seguiranno ottusamente progetti “giganteschi” laddove non vi sia logica economica di creazione di valore. Solo una nota per chiudere, mi sembra che il riferimento all’opera di Sergio Bologna, che avrò l’onore di commentare prossimamente, non sia forse in linea con l’oggetto, visto che l’Autore tratta un argomento finanziario ma di tutt’altra specie (l’influenza, nello shipping finance, dell’errato modello Tedesco).

    Grazie mille per la sua attenzione, Cordiali Saluti.

    Fabrizio Vettosi

  2. Sono grato al lettore ed esperto Vettosi per l’intervento, che chiarisce ed approfondisce quanto abbiamo scritto di recente sui Fondi d’investimento. Potrei aggiungere – anche se sono tutt’altro che esperto del ramo – che il recentissimo ingresso di alcuni Fondi in GIP nel terminalismo italiano ha caratteristiche diverse dal mordi-e-fuggi generalmente attribuito a certi raid, in quanto si parla di fondi con finalità strutturali. E’ certo che il mondo delle imprese terminaliste sta cambiando. Ed è certo che in questo quadro d’evoluzione i ritardi della nostra riforma portuale non fanno certo bene al sistema Italia. (A.F.)

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