Tempesta (im) perfetta
ROMA – Stanno cercando di metterci una pezza: ma la tempesta perfetta (o imperfetta, a seconda dei giudizi) è in pieno svolgimento. Sintetizziamo: tra Italia e Francia rischia di saltare l’accordo tra Fincantieri e Chantiers de L’Atlantiques, con il ricorso “in cauda venenum” alla Commissione Europea. Altri accordi importanti, come quello sulle fregate FREMM e sugli armamenti che coinvolge l’italiana Leonardo, sono in fibrillazione. Roba solo di casa nostra?
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Non basta: i grandi players armatoriali sono sempre meno e sempre più decisi ad allargare il proprio controllo – qualcuno parla di tentacoli – anche a settori terrestri della logistica, invadendo un territorio di caccia tradizionalmente riservato a reti anche statali. Hanno suonato l’allarme anche le associazioni di categoria, oltre ai gruppi terminalisti. La BRI cinese da una parte sembra essere accolta in chiave positiva, sia pure con tutti i “caveat” del caso (si legga su queste stesse pagine il parere di Mario Sommariva da Trieste): ma da altri prevale il timore di una colonizzazione del nostro mare, grazie anche alla “cinesizzazione” del Nord e centro Africa. Poi c’è il ritorno ai protezionismi, l’incognita Brexit allargata (le elezioni europee non preannunciano molto di buono) l’economia globale con il freno tirato, dopo un decennio di crisi come non s’era mai avuto nella storia recente. E per rimanere in Italia, le divisioni, le guerre guerreggiate, la mancanza di una capacità di aggregazione tra settori che porta a frammentare le richieste allo Stato e quindi riduce le capacità contrattuali. Assoporti divisa, Confitarma divisa: divisi piloti portuali, rimorchiatoristi, trasportatori terrestri. E via così, quasi all’infinito. C’è una strategia del “Divide et impera” o ci facciamo male per conto nostro? Ha detto un Tale importante che il 2019 sarà un anno bellissimo per l’Italia. Per ora, siamo da tormentina e boccaporti serrati, in piena bufera. Forse ci converrebbe rileggere “Tifone” di Conrad, se non altro perché finisce bene. E noi ne abbiamo disperato bisogno.
A.F.
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