Armatori: l’emergenza e le opzioni

Alberto Rossi
NAPOLI – Alberto Rossi, direttore generale di Assarmatori giudica in modo positivo il modo in cui il governo ha affrontato l’emergenza logistica “con protocolli adeguati già da marzo. Il sistema ha funzionato”. Dall’altro lato le Associazioni hanno portato avanti istanze coerenti, un cluster che qualcuno dice diviso e invece è solido, secondo Rossi. Il vero fallimento è quello sulla semplificazione. Le proposte non sono state per ora comprese dal governo. “Sono però ottimista per la dialettica con la politica, che a causa della pandemia è molto facilitata, la catena si è accorciata. Per la prima volta, a mia memoria, siamo stati considerati un’infrastruttura essenziale”.
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Mario Mattioli, presidente di Confitarma sostiene che la sburocratizzazione non è una partita persa. Tuttavia ci sono alcune situazioni che vanno cambiate. Per esempio c’è il rischio che la nuova apertura alla cosiddetta “bandiera Europea”, rischi di far propendere tanti armatori per Paesi come Malta o Cipro: “Il fatto che la semplicità sia uguale a un escamotage è una nostra convinzione. La bandiera italiana ha delegato una serie di compiti che rappresentano un sovraccosto. 70-100 mila dollari all’anno fanno la differenza per una media bulk carrier. Perché l’ispezione Isps è fatta dal comando generale attraverso un proprio ufficiale? Mandare una persona in giro per il mondo provoca sovraccosti non necessari al mantenimento di una sana bandiera. Perché bisogna mandare un ispettore radio in Cina? Nonostante tutto questo governo ha incrementato questi ispettori radio di 30 unità al Mise”. Per Mattioli o l’Italia diventa competitiva o la bandiera non andrà più in giro per il mondo. “Siamo l’unico Paese del mondo – aggiunge – in cui presidente del Consiglio va a celebrare in una città come Genova il nuovo ponte, che è stato fatto in deroga a normativa nazionale, come una sorta di miracolo. Non mi sembra che sia stato fatto in modo truffaldino, ma con strumenti normativi trasparenti. Forse è stato un miracolo in Italia, ma è la normalità nel mondo. Pensiamo al fatto che ci sono provvedimenti di sanità marittima che risalgono a regi decreti. Non è possibile”. Le partite che Confitarma giocherà insieme ad Assarmatori? “Dobbiamo essere uniti. La Federazione del mare potrebbe rappresentare a un’unica voce il tema della blue economy. Purtroppo non lo facciamo perché non abbiamo idea del concetto associativo”.
“Solo applicando le norme esistenti si attraggono investitori nei terminal, questa è un’industria vera, che funziona e che è il più grande contributore fiscale italiano”. Ancora Alberto Rossi, direttore generale di Assarmatori, durante la sessione dedicata della Naples Shipping Week dedicata a Port & Finance. Rossi si è detto scettico nei confronti del modello privatistico (“serve un ente pubblico, che però faccia impresa”) ma sottolinea soprattutto la necessità dell’applicazione delle norme e il ruolo cruciale degli armatori nel sistema porto: “l’investitore nel terminal portuale è chi ha il traffico; chi non ha il traffico deve uscire dal mercato e non ci deve rientrare.”
Pone l’accento sull’importanza e sul ruolo degli armatori nel processo di governance anche Luca Sisto, direttore generale di Confitarma. “È giusto oppure no che l’armamento nazionale, con la sua storia e la sua esperienza dia un contributo in termini di coordinamento oppure no? – si domanda Sisto – non è assurdo che noi, principali utenti del porto, siamo considerati come veri consulenti?”. “Noi rivendichiamo almeno pari dignità rispetto alle infrastrutture logistiche ubicate sul territorio – ha concluso Sisto – rivendichiamo che la governance sia sotto la regia di persone che hanno una cultura marittima”.
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