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De Luca e i progetti di riforma

ROMA – Forse non si tratta, come sussurrano i maligni, del risultato dello scontro davvero durissimo tra il ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi e del suo vice-ministro (“senza deleghe”, come da tempo sibila lui) Vincenzo De Luca, sindaco di Salerno.
[hidepost]Forse lo scarsissimo feeling tra i due non c’entra niente con la sentenza che nei giorni scorsi ha sancito l’incompatibilità per De Luca tra la carica di vice-ministro e quella di sindaco. Ma è evidente che se al governo Letta non bastassero le grane ordinarie, quelle che quasi quotidianamente mettono in dubbio i personaggi del suo esecutivo non lo aiutano certo: dal caso Cancellieri a quelli iniziali del ministro Idem, al pronunciamento su De Luca, il cammino è costellato di mine vaganti. Qualcuno ha anche recentemente ricordato che De Luca è uno dei supporters più accaniti di Matteo Renzi, il sindaco di Firenze che quotidianamente “sculaccia” il governo Letta. Insomma, qualche malizia non manca sulla vicenda.
De Luca naturalmente non sembra disposto alla resa. Ma al ministero sono giorni di fibrillazione anche per le vicende della portualità in senso lato. Mentre a Bruxelles c’è il valzer della regolamentazione europea sui porti – e anche all’Ue non si può certo dire che ci sia accordo – a Roma sembra d’essere arrivati al surreale. C’è chi spinge per una riforma della 84/94 che riformi davvero – Autorità portuali poche e forti, quasi come Spa – e c’è chi vuole ulteriormente accrescere i poteri del ministero con una super Agenzia di controllo, svuotando le istituzioni locali. L’Anci dei Comuni, per bocca del sindaco di Livorno Cosimi, tuona che le città portuali non possono essere tagliate fuori dalle nuove riforme come punti cardine della programmazione e dalla gestione dei porti, visto che i porti sono di fatto territori comunali e ne coinvolgono il waterfront. E chi ancora ricorda l’annuncio-choc del ministro Lupi all’assemblea di Assoporti, che con una legge tutta nuova voleva rivoluzionare il sistema? Lupi non ha fatto marcia indietro: semplicemente non ne ha più parlato in parlamento, come fosse stata “voce dal sen fuggita”… Ovvero, sogno di una notte di mezz’inverno. Vero che c’è tornato sopra di recente a Napoli, ma quasi di sfuggita nell’assicurare che il commissariamento del porto partenopeo sarà l’ultimo (nei giorni scorsi s’è registrata anche una levata di scudi del personale dell’Authority contro l’ex presidente e attuale commissario Luciano Dassatti, reo di aver dichiarato che una buona parte dei dipendenti non lavora come lui vorrebbe). Insomma: siamo ancora all’enunciazione di lontani intenti, mentre le urgenze incalzano. Ma si può?
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
7 Dicembre 2013

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