Bando Porto 2000 solo marketing “di serie B”?
PISA – Al di là delle motivazioni a supporto della scelta di vendere – ci scrive Mario Antonio Gambacciani della A.M.T. Toscana – la maggioranza delle quote di Porto 2000, è evidente che l’eventuale ricavato si baserà sulle prospettive dei flussi passeggeri e crocieristici che la Port Authority presenterà ai potenziali investitori.
[hidepost]Le valutazioni di KPMG, le previsioni del nuovo PRP, il periodo di concessione delle aree demaniali – continua Gambacciani – e dei servizi, i piani industriali (con relativi investimenti – si parla di almeno 20 milioni di euro) proposti dai partecipanti al bando, saranno gli elementi di riferimento per l’assegnazione delle quote, oltre naturalmente le valutazioni sul profilo degli stessi partecipanti. Se da una parte il periodo delle concessioni è essenziale per il rientro economico degli investimenti andando a condizionarne le relative entità (ciò spinge ad anticipare le eventuali limitazioni della riforma portuale), è la previsione dei flussi amministrati che suscita perplessità.
Così come impostato il nuovo PRP punta a circa il 10% del mercato crocieristico italiano – sottolinea Gambacciani – (attualmente Livorno ha circa il 6%): è quanto di meglio la struttura portuale e il territorio possono offrire? Cosa impedisce di puntare invece a diventare i leader di mercato andando a superare le attuali quote del 22% di Civitavecchia? Livorno ha alle spalle la Toscana, un richiamo turistico mondiale unico, perché non sfruttarne le potenzialità?
E’ noto che oltre alla disponibilità degli attracchi – scrive ancora Gambacciani – è sulla qualità dei servizi a terra disponibili per i turisti e per le compagnie marittime che tali potenzialità potranno essere o meno sfruttate.
Si apre il bando in mancanza di approvazione dello stesso PRP e in mancanza di piani di sviluppo di tali servizi concordati fra la stessa Port Authority e il territorio?
In questo modo non si può che limitare lo sviluppo e di conseguenza rinunciare ad un ben diverso ricavato dalla vendita delle quote.
A domanda specifica al presidente Gallanti in occasione dell’incontro di martedì 24 febbraio u.s. alla Bottega del Caffè, è emerso che è vero che le potenzialità di Livorno sono ben altre rispetto ai flussi contemplati dal nuovo PRP ma che tale scelta deriva dalla necessità di mantenere un equilibrio con i traffici industriali. Avendo traffici industriali minori, Civitavecchia può privilegiare la destinazione delle banchine alle crociere mentre Livorno non se lo può permettere.
Le perplessità non possono che essere confermate: la destinazione e la configurazione dell’Alto Fondale prevista dal nuovo PRP appaiono già di per sé essere in grado di garantire gli attracchi aggiuntivi per fare il salto di qualità. Pertanto, non si tratta tanto di disponibilità di attracchi ma dell’organizzazione a terra dei servizi: occorre uno studio comparato con le migliori configurazioni portuali mondiali e chiedere al territorio di individuare e concordare le scelte complementari necessarie per cogliere le importanti potenzialità.
A maggior ragione – conclude Gambacciani – in una situazione di crisi economica e di concorrenza agguerrita come l’attuale, non si può essere rinunciatari nella pianificazione.
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