A Vinitaly anche piccolo è buono

VERONA – C’è stata davvero la voglia di chiudere un periodo drammatico condizionato dalla pandemia. E malgrado il dramma continui con la devastante guerra in Ucraina, alla rassegna “Vinitaly” della fiera di Verona gli animi erano tutti aperti alla speranza. Come scriveva Orazio,

“nunc est bibendum, nunc pede libero pulsanda tellus”

ovvero, beviamo e balliamo, il “chi vuol esser lieto sia” di Lorenzo il magnifico.

“Vinitaly” ha confermato la piena, totale forza della produzione vinicola nazionale: e malgrado (speriamo tempi, poranea) la chiusura dei mercati di Russia e Ucraina – mercati peraltro molto importanti – l’export sta riprendendo con forza. Ma qui vogliamo anche sottolineare che ci sono produzioni quasi…casalinghe, ovvero destinate a ristretti mercati interni, che segnano ugualmente l’eccellenza della qualità: e insieme il rispetto di chi, nell’ambito di altre iniziative di lavoro, si diletta anche a produrre il nettare tanto amato dagli dei. È il caso del vino “Rosso di San Jacopo” (nella foto) curato da un importante e appassionato imprenditore del settore dello yachting, che nasce dalle colline di Vicopisano, viene imbottigliato a Lucca ed ha nel marchio il richiamo delle spirali della chiesetta locale, simbolo di una cultura minore che minore non è di sicuro per chi sa vedere oltre il banale. Genuino, raro, ben presentato, questo rosso va ringraziato di esistere a fianco (senza sfigurare) ai grandi nomi che fanno l’eccellenza dell’Italia. Grazie Fiorenzo, alla via così. (A.F.)

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