Tanti lavori, ma anche tanti ritardi sui programmi

Nella foto: L’ammiraglio Angora.

LIVORNO – Sui tempi preannunciati ormai nessuno fa più affidamento. Così per quanto riguarda la storia, ormai definita “neverending” dell’allargamento del canale di accesso alla Darsena Toscana, allargamento condizionato prima dal microtunnel, adesso dalla rimozione dei cavi appoggiati sul fondo e diventati inutili dopo che nel microtunnel sono stati finalmente passati quelli nuovi.

Una storia, questa dei cavi, che avrebbe dovuto cominciare all’inizio di maggio, almeno secondo i tavoli tecnici che si sono tenuti ciclicamente tra Capitaneria di Porto, Autorità portuale, corpo dei piloti, ENI e imprese delegate. Anche in questo caso dei tubi da rimuovere, non si può parlare di buona volontà o di rilassatezza, ma di complicazioni legate alla molteplicità degli enti, istituzioni e controlli che ormai condizionano ogni lavoro pubblico (e anche privato).

 

In questo caso, la rimozione dei vecchi tubi ENI sembrava semplice: invece si è imposta, prima di toglierli, la loro bonifica per evitare che il materiale ancora contenuto – in particolare morchie e residui oleosi – possa inquinare l’acqua. Sono preventivati almeno un paio di mesi, per un’operazione che nei piani generali doveva essere già a buon punto.

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Non si tratta solo di togliere l’ultimo ostacolo per avviare i lavori murari di abbattimento della sponda nord del canale, ma per allargarlo ai 120 metri di progetto (vedi il grafico in questa pagina). I lavori imporranno limiti temporali giornalieri al transito delle navi, cercando di conciliare le esigenze dei traffici con quelli dei lavori.

Sono già state concertate in linea di massima finestre orarie di interruzione del traffico, in particolare di notte (già oggi il transito navale non si azzarda sulla strettoia) ma sarà comunque necessario un lavoro coordinato e pesante per tutti.

Che vuol dire, sul piano dei tempi?

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