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L’importanza di leggere per vivere

In tempi di prevalenza assoluta del web, con i messaggini sincopati e lo scorrere delle sintesi delle notizie sugli schermi dei cellulari, molti ritengono che la placida lettura di un bel libri appartenga ormai al passato. In un incontro di pochi giorni fa con un gruppo di studenti del Liceo Scientifico di Livorno, sui temi della difesa ambientale del mare, una ragazzina ci ha chiesto se i libri siano destinati a scomparire nelle case, al massimo confinati nelle biblioteche. Sintetizzo la sua domanda:

“Mi chiedo, anche a nome di alcuni amici, se i libri come li conosciamo siano destinati a scomparire sulla carta, al massimo da leggere sul tablet; e a scuola, da studiare nelle sintesi che si trovano cercando sul cellulare…

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La domanda, e l’accenno alle sintesi in particolare, ricorda a chi ha abbondantemente superato gli anta+anta i famosi e famigerati “Bignamini”, sui quali negli anni 60’ e anche dopo,  alcuni di noi studiavano i classici, per fare prima (e per pigrizia mentale). Oggi credo non esistono più, anch’essi cancellati dal web, dove è facile trovare “quasi” tutto: la mia nipote di 17 anni mi ha dimostrato che sul suo cellulare ci sono più nozioni che nella leggendaria biblioteca di Alessandria d’Egitto.

Ciò nonostante, leggere un libro, come per certi versi anche una giornale tradizionale di frusciante carta, rimane qualcosa di più che non scorrere le stesse parole sul web. Visione da vecchi? Credo che non si possa né si debba tornare indietro, e che i libri non debbano rimanere patrimonio storico solo per gli amanuensi del capolavoro di Umberto Eco “Il nome della rosa”. Lo conferma la ripresa di molti editori che erano dati per scomparsi, lo confermano anche gli indici dei libri venduti. Qui vi allego, stampata su una borsa di tela, una celebre citazione di Kafka. Certo non è di un autore d’oggi, ma la cultura non ha tempo. E comunque questa semplice frase può aiutare a farsi qualche domanda.

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Pubblicato il
26 Ottobre 2024

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