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Evergreen e il tradimento di Taranto

TARANTO – Il grido di dolore del presidente dell’Authority Sergio Prete è stato forte e chiaro: Evergreen, stufa di aspettare lavori promessi tre anni fa, sbatte la porta sul suo scalo, congela il suo terminal TCT e apre una linea nuova da Bari, che dal 20 maggio collegherà settimanalmente il Pireo.
[hidepost]Un segnale pericoloso, perché il Pireo è ormai uno degli “hub” di maggior crescita nel Mediterraneo centro-orientale, con tutti i suoi collegamenti. Non siamo alle accuse di alto tradimento, da parte del povero Prete, ma quasi.
Piange il cuore, davvero, nell’assistere a quello che è stato davvero un tradimento: ma dell’Italia nei confronti di investitori globalizzati come Hutchison Whampoa ed Evergreen, tra i più importanti del mondo. A fronte di milioni e milioni di investimenti sul porto, fu loro promesso, più di tre anni fa, di mettere il terminal TCT nelle condizioni di accogliere navi fullcontainers della generazione ormai in arrivo, con adeguate banchine ed adeguati fondali. Morale: sono anni che si attendono i lavori, prima bloccati per le lungaggini di una burocrazia nazionale ormai conosciuta (in negativo) in tutto il mondo, poi per problematiche di ricorsi e di contenziosi. E alla fine la compagnia di navigazione che più si era esposta su Taranto con la prospettiva di farne il suo “hub” centro-mediterraneo, ha rotto gli indugi ed ha chiuso il terminal. Con conseguenze devastanti per i suoi investimenti ma anche per centinaia di posti di lavoro, quasi cinquecento.
E’ una decisione irreversibile? A Taranto c’è chi ancora spera in una soluzione: visto che della vicenda s’era occupato dalla presidenza del consiglio dei ministri lo stesso Delrio che adesso è al ministero delle infrastrutture e trasporti. E visto che da Roma si continua a promettere che i lavori saranno fatti, gli impegni mantenuti, i ritardi recuperati. Si attende un ennesimo incontro al vertice, forse al ministero, forse nelle prossime ore.
Il problema è che delle promesse politiche gli imprenditori – specie quelli non abituati ai bizantinismi all’italiana – ormai si fidano poco o niente. E vogliono vedere i fatti. Taranto forse potrebbe avere ancora qualche chance: ma senza infrastrutture adeguate, chi ad oggi ha avuto solo promesse difficilmente si muoverà. E solo Dio sa quanto sarebbe importante – non solo per l’economia di Taranto ma per la stessa credibilità del sistema Italia – che le ormai antiche promesse venissero mantenute.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
18 Aprile 2015

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