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Due porti un sistema un’illusione

LIVORNO – Ripensiamo noi stessi, magari a partire dal porto. Nella splendida Fortezza Vecchia, con tutte le suggestioni di questo monumento non ancora ritrovato dalla maggior parte dei livornesi – forse la passerella pedonale a scavalco sui Fossi che stanno costruendo aiuterà – si sono affrontati sulla riforma portuale “che verrà” il presidente dell’Authority Giuliano Gallanti, il commissario di quella di Piombino Luciano Guerrieri e il port consultant Angelo Roma, già uomo Zim per l’Italia.
[hidepost]Moderatore e vero promoter del dibattito il senatore Marco Filippi del Pd: con il non comodo ruolo di referente nazionale sulla riforma portuale di recente rimandata, se non abortita, che ancora oggi è praticamente un Ufo malgrado l’articolo 29 del decreto Salva Italia. Filippi ci ha messo molta buona volontà per sostenere che la riforma arriverà: e che deve anche avviare finalmente quel piano nazionale della logistica che potrebbe essere la panacea, razionalizzando un sistema dei porti italiani che è di fatto quanto più “asistemico” esista.
Buono l’intento: inoltre la presenza di Gallanti e Guerrieri, entrambi intenti a non sfiorare invasioni di campo reciproche, doveva favorire il tema – proposto da Filippi – di una riforma che nasca dal basso, dalla ricerca di una collaborazione funzionale tra porti piuttosto che da una rigida imposizione per legge. Come sempre in questi dibattiti, ciascuno va di fatto per la propria strada, attento ai propri temi piuttosto che a quello ufficiale. La riforma che verrà – ammesso che davvero possa arrivare: qui a livello di governo ogni giorno sembra partire un treno diverso – ha avuto meno appeal dei progetti che i due porti stanno realizzando, o sperano di realizzare. In un sistema Livorno-Piombino che ci si è sforzati di presentare come complementare e non come concorrenziale: ma che di fatto è stato descritto come ancora in difesa della (relativa) autonomia e concorrenzialità. I due chilometri di banchine di Piombino e i tre chilometri di Livorno – progetti entrambi avviati – ufficialmente puntano a merceologie diverse: prevalenza dei containers a Livorno (Darsena Europa e Autostrade del mare), delle rinfuse e delle riparazioni e demolizioni navali a Piombino (che sabato ha inaugurato una nuova darsena e una strada di accesso alle banchine). Poi però, a mezza bocca, si ammette che la concorrenza tra porti non è sopprimibile perché la fanno gli operatori: e Piombino guarda anche alle crociere, a un grande bacino di carenaggio e alle stesse Autostrade del mare. E l’ipotesi di un’unica Autorità portuale? Si è capito che non piace, con tanti distinguo.
Per Livorno, Gallanti è stato categorico: la piattaforma Europa, se il piano regolatore del porto non verrà rallentato da quell’entità ancora inclassificabile che è la nuova giunta comunale (e Gallanti ha ricordato che sta chiedendo invano da giorni di avviare un lavoro in comune per far presto) tra cinque anni potrebbe fare di Livorno un grande scalo containers: unico in Italia, tra l’altro, collegato direttamente con ferrovia dedicata alla rete nazionale, unico a non essere soffocato dalle montagne (Genova e La Spezia lo sono) in un’area vasta ricca di possibili insediamenti.
A riportare sulla realtà delle cifre è stato Angelo Roma: che ha ricordato come la piattaforma Europa costerebbe almeno 1,3 miliardi di euro (600 milioni il primo step) e che l’attuale terminal Darsena Toscana da due anni opera al 50% delle sue possibilità per carenza di fondali ma specie di bacini di evoluzione. Secondo Roma, Livorno deve puntare allo short shipping e ai ro/ro, allargando la bocca sud del porto, dragando il dragabile e razionalizzando gli attuali spazi. La piattaforma Europa? Bellissimo sogno: ma in sostanza, pensiamo all’uovo oggi invece di puntare tutto sulla gallina di domani.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
29 Ottobre 2014

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